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Gruppo FCA – Lettera al cda della Renault: “Fusione alla pari”

La Fiat Chrysler Automobiles ha inviato al consiglio di amministrazione della Renault una proposta non vincolante per integrare le rispettive attività tramite una fusione alla pari. L’annuncio, che conferma le prime indiscrezioni lanciate dal Financial Times, è stato dato dallo stesso gruppo italo-statunitense in vista di una riunione del cda della Casa francese in corso a Parigi.  

Terzo colosso del settore. La proposta – spiega in un comunicato FCA – “fa seguito a iniziali dialoghi operativi tra le due società per identificare prodotti e ambiti geografici in cui si potrebbe collaborare, in particolar modo nello sviluppo e nella commercializzazione di nuove tecnologie. Tali dialoghi hanno chiarito che una più ampia collaborazione tramite una aggregazione migliorerebbe sostanzialmente l’efficienza del capitale e la velocità nello sviluppo dei prodotti. Il razionale dell’aggregazione è anche rafforzato dal bisogno di prendere decisioni coraggiose per cogliere su larga scala le opportunità che si sono create nel settore automobilistico in campi come la connettività, l’elettrico e i veicoli a guida autonoma”. Nel caso la Renault accettasse tale proposta nascerebbe il terzo maggior produttore automobilistico al mondo (dietro solo a Toyota e Volkswagen) con circa 8,7 milioni di veicoli venduti, un posizionamento di primo piano nelle tecnologie per l’elettrico, nei segmenti premium e nei mezzi commerciali nonché una presenza globale “più ampia e più bilanciata” rispetto a quella delle due attuali società.

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Nessuna chiusura di stabilimenti. FCA esclude, inoltre, la possibilità che l’operazione abbia un impatto sulle strutture produttive delle due società con conseguenze sul fronte occupazionale. “I benefici dell’operazione proposta non si otterrebbero con la chiusura di stabilimenti, ma deriverebbero da investimenti più efficienti in termini di utilizzo del capitale in piattaforme globali dei veicoli, in architetture, in sistemi di propulsione e in tecnologie”, scrive il gruppo guidato da Mike Manley, sottolineando le nuove opportunità generate dall’aggregazione grazie alle competenze, alle dimensioni e alle risorse apportate singolarmente al nuovo sodalizio. 

Una fusione alla pari. L’operazione di aggregazione vedrebbe la creazione di una holding con sede in Olanda e quotata a Milano, Parigi e a New York che controllerebbe una nuova azienda in cui gli azionisti di ciascuna delle due società attuali riceverebbero una quota equivalente di azioni. In pratica, si tratta di una “fusione alla pari”, con i soci FCA e Renault che si troverebbero a detenere ciascuno il 50% del capitale. Il consiglio di amministrazione della holding sarebbe composto inizialmente da 11 membri, per lo più indipendenti. Di questi, quattro sarebbero nominati in rappresentanza della FCA, quattro in quota Renault e uno designato dalla Nissan. Gli attuali diritti di voto raddoppiati esistenti in entrambi i gruppi non verrebbero replicati nella società frutto della fusione, ma tutti gli azionisti avranno la possibilità di acquisire nuovi “loyalty voting rights” a partire dal completamento della transazione.  

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In programma lo spin-off di Comau. Per raggiungere la perfetta parità degli attuali perimetri aziendali, la Fiat Chrysler dovrà, però, mettere in atto una serie di operazioni con l’obiettivo di ridurre l’attuale divario nelle valutazioni borsistiche. Attualmente, il gruppo italo-statunitense ha una capitalizzazione di mercato di circa 18 miliardi di euro e la Renault di poco superiore ai 14,5 miliardi. Per allineare tali valori, la proposta prevede che gli azionisti FCA ricevano un dividendo straordinario di 2,5 miliardi di euro e, tramite uno scorporo, anche le azioni della Comau. Se lo spin-off dell’azienda di robotica industriale non dovesse andare in porto, i soci riceveranno un dividendo supplementare di 250 milioni.

I benefici dell’operazione. Nella proposta, la FCA elenca anche i doveri, benefici commerciali e industriali generati dall’unione di quelli che vengono definiti come “punti di forza complementari”, a partire dalla “copertura completa” del mercato automobilistico grazie a marchi premium come Maserati e Alfa Romeo, a brand low-cost come Dacia e Lada e alla presenza nei veicoli commerciali. Dal punto di vista geografico, la Renault può fare leva su una forte presenza in Europa, Russia, Africa e Medio Oriente, mentre gli italo-americani godono di un forte posizionamento in Nord America e America Latina. Pertanto il nuovo gruppo, sulla base dei volumi di vendita del 2018, sarebbe la quarta realtà automotive in Nord America, la seconda nell’area Emea (Europa, Medio-Oriente-Africa) e la prima in Sud America e avrebbe maggiori risorse per accrescere la propria presenza nella regione Asia-Pacifico. Inoltre, i ricavi sarebbero pari a quasi 170 miliardi, con un utile operativo di oltre 10 miliardi e un utile netto superiore a 8 miliardi. 

Sinergie per 5 miliardi. Nel complesso, vengono stimate sinergie complessive per oltre 5 miliardi di euro entro sei anni, per effetto principalmente della convergenza delle piattaforme, del consolidamento degli investimenti nei sistemi di propulsione e nell’elettrificazione e delle economie di scala. Circa il 90% delle sinergie verrebbero generate da risparmi sugli acquisti (il 40% circa), da efficienze nella ricerca e sviluppo (30%) e nella produzione con la possibilità di “ridurre il numero complessivo di piattaforme di veicoli di circa il 20% e delle famiglie di motori di circa il 30%. Le sinergie, al netto dei 3/4 miliardi di costi necessari per dare vita alla nuova realtà automobilistica, produrrebbero flussi di cassa netti neutri nel primo anno e positivi a partire dal secondo anno in poi.  

Per ora, Nissan fuori dai giochi. Al momento, la proposta di aggregazione non riguarda la Nissan. La Casa di Yokohama è controllata dalla Renault con il 43% del capitale, ma dall’arresto di Carlos Ghosn è fonte di attriti con i francesi per la questione del progetto di fusione voluto proprio dall’ex presidente. La Fiat Chrysler indica esplicitamente il suo obiettivo per i mesi successivi all’eventuale via libera all’aggregazione con la Régie: “FCA è impaziente – quale parte di un’unica azienda con Groupe Renault – di lavorare con le società partner dell’Alleanza, alla ricerca dei modi in cui creare ulteriore valore per tutti i membri. FCA riconosce lo standing e i risultati raggiunti dai partner di Groupe Renault e vede significativi vantaggi previsti da una partnership allargata, per tutte le parti. La fusione di FCA e Groupe Renault insieme con i partner Nissan e Mitsubishi sarebbe la più grande alleanza OEM al mondo, vendendo più di 15 milioni di veicoli annui”.  

La reazione di Piazza Affari. In attesa della risposta della Renault, il mercato borsistico ha reagito con entusiasmo alla proposta di aggregazione. A Milano le azioni FCA sono oggetto di forti ordini di acquisto e dopo un’iniziale difficoltà nel fare prezzo, sono entrate agli scambi con un rialzo del 18,7% per poi perdere leggermente quota. Intorno alle 9.15 segnano un guadagno del 15,71% e un valore di 13,256 euro.