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Toyota Yaris – Con la quarta generazione cambia tutto

La Toyota Yaris è arrivata alla quarta generazione senza snaturarsi. Apparsa per la prima volta nel 1999, da noi è sempre stata il “piccolo genio”, grazie all’azzeccato mix fra dimensioni esterne e interne. Vent’anni e quattro milioni di esemplari dopo, fa piacere notare che l’idea di base è rimasta la stessa, anche se profondamente aggiornata. Arriverà su strada prima dell’estate, verso giugno: ancora sconosciuti i prezzi.

Tutto un altro “genio”. Frontale aggressivo – l’ispirazione che sta alla base della nuova Yaris è quella di un toro mentre sta per “caricare”, con tratti di Corolla e C-HR qua e là – coda caratterizzata da una spessa banda nera che unisce i gruppi ottici a Led: la personalità non le manca. Il tutto, insieme ai passaruota posteriori decisamente pronunciati, contribuisce ad aumentare la prestanza fisica della piccola Toyota. Una sensazione supportata dalle dimensioni, perché mentre l’altezza scende di quattro centimetri (1,47 metri) e la larghezza cresce di cinque (1,74 metri totali), la lunghezza rimane praticamente uguale, a 3,94 metri. Ad aumentare, grazie alla nuova piattaforma Tnga-B, è il passo, con ben cinque centimetri in più (2,56 metri).

Profondo lavoro in abitacolo (e non solo). Aperta la porta, si scopre una Yaris premium come mai prima d’ora. La parte superiore della plancia – tutta nuova e su due livelli – si ammorbidisce nei materiali, mentre non mancano giochi di luce e un uso attento della tecnologia: la strumentazione ha due quadranti digitali, lo schermo del sistema multimediale è un touch da 10” e non manca la possibilità di avere l’head-up display a colori. L’aumento del passo ha migliorato l’abitabilità, anche se rimane qualche riserva (dietro) per chi supera il metro e ottanta: se c’è il tetto panoramico è facile sfiorare con la nuca il padiglione. Inoltre, la Tnga-B ha portato pure un posto guida più vicino al suolo di sei centimetri, abbassando oltretutto il baricentro di 15 mm. La nuova piattaforma, più rigida del 35%, ha consentito di risparmiare 20 kg in media sul piatto della bilancia, e di utilizzare sospensioni (lo schema è ruote interconnesse dietro e McPherson davanti) più morbide, per copiare al meglio le asperità della strada. Così facendo, secondo la Casa, si è ottenuto un comportamento stradale tutt’altro che noioso.

Benzina o nuovo ibrido. Due i motori, entrambi a tre cilindri: il noto 1.0 benzina con cambio manuale da circa 70-75 CV (i dati ufficiali non sono ancora stati omologati) e un 1.5 a ciclo Atkinson con fasatura variabile e cambio E-Cvt, destinato alla Hybrid e introdotto per sostituire il quattro cilindri attualmente disponibile. Lo stesso 1.5 è declinato anche in versione tradizionale con trasmissione a variazione continua, ma quasi sicuramente non arriverà sul nostro mercato. Il powertrain ibrido è stato rivisto completamente nel layout: la batteria (sempre sotto il divano posteriore), ora agli ioni di litio e non più al nichel-metallo idruro, è più capiente, ha gli  stessi ingombri di prima e pesa il 20% in meno, mentre la potenza complessiva del sistema aumenta a 115 CV. Non manca la modalità Ev, per percorrere in elettrico circa 4-5 km. Adesso la Yaris Hybrid può marciare a zero emissioni anche a 130 km/h ed è aumentato l’apporto dell’elettrico in accelerazione. Infine, la sicurezza: al debutto un innovativo airbag centrale, pensato per proteggere al meglio gli occupanti in caso di impatto laterale. E poi cruise control adattivo con funzione stop&go nonché mantenitore attivo di corsia. Per puntare, chiaramente, alla massima valutazione Euro NCAP.
 

 

Il futuro è dell’auto a idrogeno: un pieno da 600 km in 3 minuti

Auto elettrica sì, ma quale? Sull’onda delle previsioni che danno per imminente una quota significativa di macchine a emissioni zero o ibride, si riaccende il dibattito sull’alimentazione del motore elettrico. E torna in pista l’idrogeno, forte di una spinta innovativa che ne ha cambiato radicalmente le prestazioni e dell’appoggio dell’Hydrogen Council che conta 53 grandi imprese (dalla Toyota a Air Liquide) e stima la presenza di più di 10 milioni di macchine a idrogeno entro il 2030.

“Negli ultimi tre anni, grazie a un investimento di 10 miliardi di euro, le fuel cell hanno fatto uno straordinario salto tecnologico”, spiega Nicola Conenna, presidente della Fondazione H2U The Hydrogen University. “Oggi sono grandi come un computer portatile e pesano poco più di 10 chili, invece dei 400 delle batterie. Anche il pieno di idrogeno che le alimenta, e che consente di percorrere da 600 a 800 chilometri, è molto più leggero di quello tradizionale, solo 5-8 chili, e si fa in tre minuti. Inoltre se si mettono assieme due fuel cell si ottiene abbastanza energia per far viaggiare senza problemi un camion. Con queste prestazioni non c’è gara: il futuro è dell’idrogeno. Anche perché i prezzi crolleranno ed entro 5 anni queste macchine saranno competitive anche dal punto di vista del costo”.

A sostenere la variabile idrogeno della mobilità elettrica è una proposta di legge di iniziativa popolare sulla transizione energetica green, appoggiata da un gruppo di parlamentari, che viene presentata oggi in un convegno organizzato alla sala Isma del Senato. Il testo, elaborato dalla Fondazione H2U The Hydrogen University, ha il patrocinio dell’Anci e prevede un finanziamento di 100 milioni di euro per il Piano nazionale idrogeno che punta a utilizzare i picchi di elettricità resi disponibili dalla progressiva crescita delle fonti rinnovabili.

E’ una correzione di rotta per allineare l’Italia con i Paesi che per primi hanno scommesso sull’auto a idrogeno. A guidare la volata è il Giappone: la Toyota ha già investito 4 miliardi di dollari e nel 2020 sarà pronta una fabbrica che decuplicherà la sua capacità produttiva portandola a 30 mila macchine l’anno. Segue la Corea: la Hyundai ha firmato un accordo per vendere mille camion a idrogeno in Svizzera. Nell’Unione europea il capofila è la Germania: Bmw e Daimler hanno occupato la posizione e hanno spinto a realizzare una rete di distributori di idrogeno (in Europa la rete conta 150 punti, concentrati in Germania, con una presenza a Parigi, Londra, in Scandinavia e in Spagna; in Italia c’è solo a Bolzano).

Fonte

Auto elettriche, le più affidabili

Quali sono le auto elettriche migliori e più affidabili per autonomia? Ovvero, quali di queste macchine “a pile” non rischiano di lasciarci a piedi perché si scaricano? un calcolo parziale ma non improvvisato, basato sulle tariffe delle colonnine di rifornimento Enel Drive (0,40 euro al Kw/h) attesta che le due vetture migliori per autonomia sono la Tesla Model S e la sua gemella Model T. Si tratta di due autentiche super-car dal prezzo non certo alla portata di tutti (anzi!) con velocità massime di oltre 200 Km/h. Ma dal punto di vista dell’autonomia id viaggio, quantomeno, sono abbastana sicure di portarci a destinazione: entrambe sono in grado di viaggiare con le batterie piene per oltre 550 chilometri. Terza in classifica la Rénault Zone (la Clio elettrica) che fa 380 km con un pieno di energia elettrica. Quarta la Golf-E che si ferma a 300 chilometri di autonomia. Quinta la Hyndai Ioniq che va ricaricata dopo 280 km. Per quanto riguarda i costi di ricarica, la vettura elettrica più conveniente è la Citroen C-Zero: farle il pieno costa solo 5,80 euro. Al secondo posto la Mitsubishi MiEv che si ricarica al massimo con 6,40 euro. Invece la Hyundai Ioniq, che si ricarica al massimo con 11,30 euro, presenta il miglior rapporto costi/percorrenza: con un solo euro di ricarca si fanno quasi 25 chilometri! Altro che la benzina…

 

Fonte: inAuto & Moto

Ecomondo4fleet – Ecomondo 2018 6-9 Novembre

Ecomondo4Fleet è la piattaforma di incontro tra fleet manager, mobility manager, gestori parchi veicoli aziendali e i referenti delle case automobilistiche, un appuntamento dedicato agli addetti ai lavori del settore mobilità.

La partecipazione a Ecomondo4Fleet è gratuita e avviene tramite invito. Un’ opportunità per le aziende espositrici che possono coinvolgere chi si occupa del parco auto o dei diversi aspetti della mobilità aziendale.

Mercoledì 7 novembre ⇒Giornata dedicata ai professionisti della mobilità aziendale, con contenuti ad hoc:

  • possibilità di provare su strada le vetture ad alimentazione alternativa disponibili sul mercato;
  • partecipare a seminari e convegni;
  • opportunità di incontrare i referenti delle case automobilistiche;

VEICOLI A BASSE EMISSIONI E AD EMISSIONI ZERO.

La riduzione drastica delle emissioni di sostanze inquinanti e dannose per la salute  e di gas effetto serra è un obiettivo raggiungibile in tempi molto brevi. Veicoli alimentati da biocombustibili liquidi, biometano, elettricità, idrogeno e tecnologie di trazione ibride, ibride plug-in, elettriche rappresentano un portafoglio tecnologico molto ampio e capace di raggiungere l’obiettivo della compatibilità ambientale nelle diverse aree del pianeta e in differenti situazioni di mercato. L’elettrificazione della mobilità apre spazi creativi, economici e imprenditoriali importanti per la realizzazione di una nuova infrastruttura di produzione, distribuzione e stoccaggio intelligente di elettricitàottenuta da fonti rinnovabili, per la diffusione di nuovi vettori energetici come l’idrogeno.

 

Fonte: https://www.cittasostenibile.net/citta-sostenibile/focus/mobilita

Agli italiani piacciono le ibride

 

Agosto, con circa 92 mila auto immatricolate, si presenta come il mese con il minor numero di immatricolazioni dell’intero 2018, comunque in aumento rispetto ale 2017. Da qui l’analisi mensile del mercato automotive in Italia elaborata da Energy&Strategy (E&S) Group del Politecnico di Milano, la quale segnala che le auto diesel mostrano la quota maggiore di mercato (56,1%) in aumento rispetto alla media del 2018 (53,8%), ma in diminuzione se confrontato con il 57,7% dello scorso anno.

Ancora una volta, riporta E&S, se confrontiamo il 2018 con il 2017 si conferma il trend in calo non solo delle auto diesel (-2,9%) ma anche delle auto benzina (-1,5%) ed in controtendenza anche le auto a metano (-4,9%). Per le auto ibride ed elettriche, invece, il cittadino italiano mostra un sempre più marcato interesse, è ciò è giustificato dai tassi di crescita rispettivamente del 21,4% e del 43,6%.

Le immatricolazioni del mese di agosto, sottolinea E&S, hanno portato ad un risparmio di CO2 nell’ordine delle 72 mila tonnellate/anno e le auto diesel, a causa del maggior numero di immatricolazioni, ricoprono più della metà del totale risparmio (56,7%). Nonostante, infatti, le auto diesel abbiano elevate emissioni, portano ad un risparmio di CO2 per effetto della sostituzione di auto appartenenti al vecchio parco auto circolante.

Fonte: (https://www.repubblica.it/economia/rapporti/energitalia/rilevazione-mensile/2018/09/13/news/auto_elettriche_e_ibride_agli_italiani_piacciono_-206221189/?ref=RHPPBT-VE-I0-C6-P10-S3.2-T1)

Addio al Diesel dal 2021

Il piano industriale 2018-2022 di Fca, presentato il 1° giugno, prevede l’addio al diesel entro il 2021, la partenza dell’elettrificazione (sia con veicoli elettrici puri sia con gli ibridi) e la guida autonoma a livello 3 (che prevede che in tratti autostradali o su superstrade l’auto possa accelerare, frenare, sterzare e monitorare l’ambiente circostante, ma che l’automobilista debba essere pronto a riprendere il controllo su richiesta del sistema).
La rivoluzione full eletric riguarderà soprattutto Fiat che guiderà la svolta. La 500 diventerà l’auto regina delle elettriche, mentre la Panda avrà un futuro da mild hybrid. Anche Alfa Romeo abbandonerà completamente il diesel, non sono previsti, però, modelli full eletric, ma dovrà accontentarsi di ibridi plug-in accoppiati a nuovi motori V6 a benzina sviluppati in collaborazione con Ferrari.
Maserati lancerà la sfida alle supercar eletric come Tesla, puntando ad un coupé di lusso sia in versione 100% elettrica, sia in versione ibrida plug-in, con un’accelereazione da 0 a 100 in 2 secondi.
Jeep si pone al centro dell’evoluzione Fca: tutti i futuri modelli avranno anche una variante elettrica, e 5 modelli del marchio americano monteranno, entro il 2021, la guida autonoma di livello 3.
I grandi assenti nel piano industriale sono Lancia e Chrysler.