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Tassazione auto aziendali: quanto è penalizzata l’Italia rispetto agli altri Paesi europei?

Facendo un paragone con gli altri Paesi d’Europa, la tassazione delle auto aziendali italiana non ha eguali (in senso negativo, si intende). Una situazione che si protrae da decenni. Vediamo quanto sono penalizzate le imprese del nostro Paese in termini di deducibilità e detraibilità Iva.

Le recenti parole del premier Giuseppe Conte sulla tassazione delle auto aziendali hanno mitigato, almeno in teoria, la situazione di cui si parla da settimane. Il giro di vite sulle vetture in fringe benefit previsto dalla bozza della legge di Bilancio della Manovra 2020 sarà soggetto, a detta del primo ministro, a “revisioni sostanziali”.

tassazione auto aziendali

Un alleggerimento auspicato che però non cambia un dato di fatto: in materia di fiscalità sulle auto aziendali, l’Italia è già molto penalizzata rispetto agli altri Paesi europei. E non è così da adesso, bensì da tanti anni. Quanto penalizzata? Lo approfondiamo in questo articolo.

Approfondisci: perché il provvedimento sulle vetture fringe benefit sarebbe un clamoroso autogol

TASSAZIONE AUTO AZIENDALI: DEDUCIBILITÀ

In Italia, le auto aziendali a uso promiscuo hanno una deducibilità fissata al 70%, percentuale che, invece, scende al 20% nel caso delle auto in pool (non assegnate). Solo per agenti e rappresentanti di commercio, questa soglia si alza all’80%. Ciò significa che, nella maggior parte dei casi, l’azienda del nostro Paese non deduce almeno il 30% dei costi. Proprio su questo aspetto, è visibile la prima grande differenza tra l’Italia e gli altri major markets europei: in Spagna, Germania, Regno Unito e Franciala deducibilità è al 100%.

C’è poi da considerare il limite di deducibilità fiscale per le auto a noleggio, che in Italia è fermo da oltre due decenni a 3.615 euro (18.076 euro in caso di acquisto o leasing). In Spagna e Germania, invece, non esiste alcun tetto, mentre nel Regno Unito il limite considerato è di 18.200 euro e in Francia di 18.300 euro. Cifre, come si vede, decisamente più alte rispetto all’Italia.

DETRABILITÀ IVA: ITALIA UNICO CASO

C’è poi l’altro grande capitolo, quello della detraibilità dell’Iva, la cui aliquota, nel nostro Paese, è già in partenza più alta rispetto al resto d’Europa. La detraibilità Iva forfetaria sulle auto aziendali in Italia è fissata da tempo al 40%, mentre in tutti gli altri principali Paesi europei, Regno Unito, Francia, Spagna e Germania, la detraibilità Iva è totale (100%). Un aspetto sollevato all’ultimo Automotive Dealer Day dall’intervento dell’allora vicepremier Matteo Salvini.

Questo significa che, prendendo come esempio una vettura dal prezzo di 30.000 euro, senza Iva, quest’ultima in Germania, Francia, Spagna e Regno Unito, costa 30.000 euro, mentre in Italia, dato che solo il 40% dell’Iva è detraibile, costa 33.960 euro. Una differenza che fa capire al volo il caso unico italiano.

calcolo tassazione uto aziendali

Una situazione che non sembra avere fine: a marzo, il Governo ha infatti chiesto alla Commissione UE di poter prorogare per un altro triennio il regime dell’Iva al 40%. “Si tratterebbe della quinta proroga e, di triennio in triennio, sembrano non sussistere più i motivi straordinari e contingenti – spiega Pietro Teofilatto, direttore della sezione noleggio a lungo termine di Aniasa – La possibilità quindi che si attivi un contenzioso tributario vedrebbe l’Italia in posizione molto delicata, considerando che nel 2006 sullo stesso tema la Corte di Strasburgo obbligò il nostro Paese a stabilire la detraibilità al 100%”.

CONCLUSIONI

Riassumendo, rispetto agli altri Paesi europei, in Italia la tassazione sulle auto aziendali è decisamente penalizzante, in quanto l’azienda da una parte detrae meno Iva, dall’altra deduce meno costi. Tutto questo, ovviamente, va a pesare sui bilanci. 

Negli altri Paesi le auto aziendali, per concludere, hanno trattamenti contributivi uguali a quelli degli altri beni strumentali. In Italia no, il trattamento è ben diverso. Ecco perché un ulteriore inasprimento, che speriamo possa essere scongiurato, costituirebbe l’ennesimo clamoroso autogol.

Quanto costa mantenere un’auto all’anno?

QUANTO MI COSTI – Il costo medio per mantenere un’auto in Italia è di 1.614 euro l’anno, con un incremento di un più 6,58% rispetto ai dati che sono stati registrati nel 2018. È quanto emerge dalle rilevazioni effettuate dal comparatore di offerte SosTariffe, che, ad ottobre 2019, ha analizzato le varie fonti di spesa per l’auto verificando i costi regione per regione. Tra le varie voci di spesa che vanno a definire l’ammontare totale annuo, c’è il carburante, che pesa 891 euro, seguito dalla polizza RC auto, che, in media, costa 573 euro, infine, troviamo il costo del bollo e della revisione, che arrivano a circa 149 euro. 

CHI PIÙ E CHI MENO – Tuttavia il costo annuale per il mantenimento dell’auto cambia da regione a regione, con differenze anche piuttosto importanti. Stando a quanto riportato da SosTariffe, nelle regioni del sud Italia si spende di più; la maglia nera spetta alla Campania, a causa dell’esborso dovuto alla RC auto, che in media costa 1.100 euro all’anno, con una spesa media complessiva di circa 2.112 euro. Sempre a causa del costo della RC auto, risultano care anche la Puglia, con un costo medio di 1.863 euro, e la Calabria, dove la gestione dell’auto comporta una spesa annuale di 1.783 euro. Discorso opposto per la Liguria, dove si spendono mediamente 1.498 euro (grazie ad un costo minore del carburante), che si posiziona al di sotto della media nazionale di oltre 100 euro. Tra le regioni “economiche” rientrano anche il Molise, 1.505 euro all’anno, e la Lombardia, con 1.507 euro; quest’ultima regione riesce a contenere i costi grazie a prezzi medi contenuti per la polizza RC auto, di circa 455 euro all’anno.

2019 IN AUMENTO – Nonostante la presenza di alcune regioni particolarmente virtuose, il 2019, rispetto al 2018, ha fatto registrare un aumento dei costi del +6.58% a causa della crescita significativa registrata in Friuli (rincari maggiori del 35%; 1.117 euro all’anno nel 2018 che sono cresciute a 1.509 euro nel 2019), Valle d’Aosta (+22%; 1.259 contro 1.536 euro), Puglia (+22%; da 1.529 a 1.863 euro) e Emilia Romagna (+20%; da 1.314 a 1.576 euro). 

IN CALO – Tra le regioni in controtendenza, il Molise (i costi registrano un calo del 19,76% con oltre 300 euro in meno), Umbria (dove si è passati da oltre 1.893 del 2018 a 1.624 euro nel 2019, con un calo del 14.17%), e Veneto, con la spesa annuale che passa da 1.722 euro a 1.649 euro registrando un calo del 4.26% (in questa regione si registra il costo più alto per il carburante che incide sulla spesa complessiva per 1.000 euro all’anno circa). Nonostante sia una delle regioni più care d’Italia, nel 2019 sono diminuite del 2% le spese in Campania, dove la spesa passa da 2.155 a 2.112 euro, con un risparmio di poco più di 40 euro. In calo anche la spesa per gli automobilisti del Trentino Alto Adige dove l’esborso annuale per il mantenimento del veicolo si fermano a 1553 euro, con un calo del 1.67% rispetto al 2018. 

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circuito monza

Inaugurazione: 1922

Lunghezza: 5793 m

Numero curve: 8

Gare: F1, GP2 Series, Superbike etc

È una delle piste permanenti più antiche. La storia dell’automobilismo sportivo è passata da qui. È situata da sempre all’interno del parco di Monza ma il vecchio anello dell’alta velocità non è più utilizzato, se non come raccordo durante alcune manifestazioni, come il Rally di Monza. Rimane però un tracciato caratterizzato dalle alte velocità, da curve e varianti che favoriscono l’aerodinamica, i tanti cavalli e il cuore del pilota. Qui è praticamente nata la F1 e qui continua a venire. Nel rettilineo principale, queste monoposto, superano i 330 km/h di velocità massima. ‘Tempio della velocità’ è uno dei nomi dati a questa pista, e non a caso.

Come Arrivare ?

Sempre più italiani si affidano al noleggio a lungo termine: oltre 40mila hanno già scelto di rinunciare all’auto di proprietà

Continua a crescere il numero di automobilisti che sceglie di rinunciare all’acquisto dell’auto avvicinandosi alle nuove forme di condivisione, dal car sharing al noleggio a breve, medio e lungo termine. Oggi sono già circa 40.000 gli italiani che all’acquisto hanno preferito il noleggio a lungo termine, con un costo fisso e predeterminato. A fine anno si prevede raggiungeranno quota 50.000.

La stima arriva da ANIASA, l’Associazione che all’interno di Confindustria rappresenta il settore dei servizi di mobilità, che fornisce uno spaccato su uno dei trend emergenti (il noleggio a lungo termine a privati) nei nuovi scenari di mobilità sempre più proiettati verso l’uso del bene auto.
Il noleggio a lungo termine mostra a pieno la propria efficacia ed economicità con automobilisti (anche senza partita IVA) che percorrono tra 10 e i 25.000 km annui. In caso di percorrenze inferiori potrebbe essere conveniente valutare anche altre soluzioni di mobilità condivisa: nel contesto cittadino il car sharing offre una valida alternativa, così come il noleggio a breve termine per gli spostamenti nei fine settimana.

“Costo fisso e pacchetti ‘all inclusive’ stanno determinando il successo della formula”, evidenzia Massimiliano Archiapatti – Presidente ANIASA, “A parità di modello e di percorrenza, stimiamo una convenienza media del 15% rispetto alla proprietà, senza contare altri vantaggi, come non immobilizzare l’intero capitale per l’acquisto o il tempo risparmiato per la “burocrazia dell’auto” (bollo, assicurazione, manutenzione, eventuali multe o incidenti). E si evitano le complicazioni e illusioni collegate alla vendita dell’usato”.
Visitando i siti dei diversi operatori del settore è possibile ottenere un preventivo chiaro e trasparente sulla vettura che si vuole prendere a noleggio e sui servizi di interesse. Per una city-car si possono spendere circa 240 euro al mese, IVA compresa, per una monovolume siamo sui 300. Bisogna comunque considerare la possibilità di un piccolo anticipo, valutare bene percorrenza media e durata dei contratti (generalmente da 36 a 48 mesi) e i servizi richiesti.

Secondo uno studio condotto dall’Associazione con la società di consulenza Bain&Company il cliente-tipo privato del noleggio a lungo termine è uomo (52%), mediamente più giovane, più informato e benestante rispetto a quanti scelgono la proprietà; un utente più “green”, pronto anche all’alimentazione elettrica. Si noleggia principalmente per motivi di lavoro o di pendolarismo, per sostituire la seconda auto in famiglia.

Fonte

Tesla, le colonnine di ricarica mettono il turbo

Rivoluzione per fare il pieno di elettricità alle Tesla: le colonnine – le famose Tesla Supercharger – diventano potentissime; da da 150 kW.

Così grazie a 30 kW in più di potenza rispetto ai precedenti 120 kW, i Supercharger permetteranno una notevole riduzione dei tempi di rifornimento delle vetture della Casa Californiana.
Per arrivare al passaggio a 150 KW dell’intera rete europea in Tesla impiegheranno circa una settimana. A partire dai primi di settembre, quindi, anche tutte le 20 stazioni italiane, che in totale dispongono di 250 prese di ricarica, saranno in grado di offrire rifornimenti più veloci. Una rete che recentemente è stata ampliata con l’apertura delle stazioni di Tarquinia, tra Porto Santo Stefano e Viterbo, e di Borca di Cadore sulla direttrice per Cortina e le Dolomiti.

Per capire dove sono è stata realizzata una mappa interattiva, consultabile qui.

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I nuovi sistemi sono sfruttabili solo dalle vetture del costruttore di Palo Alto. Potranno usufruirne tutte le nuove Model S e X e le Model 3 Long Range/Performance con software aggiornato con l’On-Route Battery Warmup.
E’ questo un programma che permette il pre-riscaldamento delle batterie per favorirne, appunto, una ricarica più veloce.

La combinazione del software aggiornato e dell’utilizzo dei Supercharger da 150 kW permetterà una diminuzione dei tempi per il pieno del 25%. Dalla sede europea di Tesla ricordano che entro la fine del 2019 sarà inoltre installata nel Vecchio Continente la prima V3 Supercharger station in grado di erogare elettricità a 250 kW.
Se la trasformazione delle colonnine da 120 kW in 150 kW viene ottenuto grazie a un software, quello ai 250 kW richiederà la realizzazione di infrastrutture completamente nuove.

Nell’occasione, da Tesla Italia ricordano a chi è intenzionato ad acquistare la nuova Model S, in vendita a partire da 88.900 euro, che l’auto viene consegnata con Autopilot, trazione integrale, interni premium, audio premium, In-Car Gaming e la disponibilità di accesso gratuito e illimitato alla rete di rifornimento Supercharger europea che al momento conta su 4.000 stazioni.

“La Repubblica si batterà sempre in difesa della libertà di informazione, per i suoi lettori e per tutti coloro che hanno a cuore i principi della democrazia e della convivenza civile”

Carlo Verdelli

Fonte: la Repubblica

 

Nuova Mercedes Benz EQC: la prima del marchio 100% elettrico

Mercedes fa il suo ingresso ufficiale nel mondo dell’elettrico. E lo fa in grande stile, con un SUV crossover dal look d’avanguardia.

Le auto in città occupano circa il 10% della superficie disponibile e restano in sosta e inutilizzate per il 95% del loro tempo: una città sostenibile e più vivibile ha sicuramente molte meno auto e più spazi pubblici e di condivisione. È possibile rinunciare all’auto privata? Sì, ma solo se nascono servizi e soluzioni in grado di assicurare una mobilità semplice e immediata, che sia in grado di far risparmiare tempo e denaro e, soprattutto, utilizzabile con un semplice click sul proprio smartphone.

 

Dopo “l’assaggio” dato dalla Classe B, la casa della Stella lancia sul mercato un nuovo modello full electric che, nei piani della dirigenza, dovrebbe segnare l’inizio di una nuova era in Daimler. Si tratta della Mercedes EQC, capostipite del brand pensato appositamente per tecnologie e veicoli per la mobilità elettrica (e presentato in occasione del Salone di Parigi del 2016)

Presentato in anteprima in Norvegia qualche mese fa, lo Sport Utility Vehicle sbarca ora sul mercato italiano con un prezzo di listino in linea con le caratteristiche dell’auto e la qualità del marchio tedesco. Si parte da 76.389 euro, ma il prezzo è destinato a salire a seconda della configurazione che si sceglierà. Un prezzo che alcuni potrebbero ritenere elevato, ma per alcuni versi anche al di sotto della media dei SUV elettrici.

Sul fronte delle caratteristiche tecniche, infatti, il Mercedes EQC non ha nulla da invidiare agli altri veicoli di pari segmento oggi in commercio. Dotata di un doppio motore (uno montato sull’avantreno, il secondo sull’asse posteriore) con potenza totale di 300 kW, il SUV crossover della casa della Stella offre una coppia massima di 765 Nm.

 

Il battery pack da 80 kWh, invece, offre un’autonomia di circa 450 chilometri nel ciclo combinato (consumi dichiarati da Mercedes 20.8 – 19.7 kWh/100 km; emissioni di CO2 combinate: 0g/km), ma può variare a seconda dello stile di guida. L’auto offre di serie un caricabatterie raffreddato ad acqua da 7,4 kW compatibile con la corrente alternata di casa e capace di ricaricare le batterie in circa 10 ore. EQC, però, può essere caricata con una potenza massima di 110 kWh, in modo da ricaricare completamente il battery pack in 40 minuti.

Per ottimizzare consumi e chilometri percorribili, la Mercedes EQC offre ben cinque differenti programmi di marcia: COMFORT, ECO, MAX RANGE, SPORT, e un programma personalizzabile. A seconda del programma scelto e dello stile di guida adottato, il SUV elettrico tedesco offrirà dei feedback “tattili” al guidatore. Se, ad esempio, abbiamo scelto ECO o MAX RANGE e stiamo spingendo un po’ troppo il piede sull’acceleratore, la Mercedes EQC ci avviserà tramite dei “colpetti” sul pedale, in modo da farci correggere in corsa ed evitare inutili “sprechi”.

 

All’interno dell’abitacolo trova spazio l’ampio display da 20 pollici, che consente di monitorare tutti i parametri dell’auto, incluso il nuovo EQ, che fornisce dati e informazioni sui consumi e le performance della tecnologia elettrica Mercedes. Non manca, poi, il sistema infotainment MBUX, connesso e dotato di intelligenza artificiale. Come già visto sulla Classe A, il sistema risponde ai comandi vocali del guidatore: basterà dire Hey Mercedes per interagire con il veicolo e ricevere informazioni sul viaggio in corso.

 

Le linee, invece, sono quelle di un SUV coupé dalle linee essenziali ed eleganti, arrotondate al punto giusto.

 

FONTE: Virgilio

Volkswagen: La gamma ID. Il futuro della mobilità elettrica

La gamma ID. offre tutto quello che ti aspetti dalla mobilità del futuro: è elettrica, efficiente e a zero emissioni locali. Rappresenta pertanto,  una soluzione per la nostra società che sta diventando sempre più dinamica.

 

Il futuro è dietro l’angolo: ID.3 1st

Con ID.3 inizia una nuova era della mobilità elettrica. Scopri il suo innovativo design e l’autonomia che rendono questa vettura perfetta per la vita di tutti i giorni. Il futuro è a portata di mano. 

Ovunque a casa: ID. Buzz

Con il concept ID. BUZZ, facciamo rivivere il leggendario Bulli. Tecnologia evoluta e una concezione dello spazio flessibile, per una massima libertà, continueranno a entusiasmare anche il futuro.

Pronta quando lo sei tu: ID. Crozz

Che aspetto avrebbe la mobilità se la potessi reinventare tu stesso? Abbiamo sviluppato un concept che “elettrizza” la tua vita quotidiana. La nostra idea di crossover elettrico ID. CROZZ assicura autonomia elevata e piacere di guida a tutti coloro che si sentono a proprio agio sia in mezzo alla natura che in città. Sei pronto?

La “Vision” della mobilità elettica: ID. Vizzion

Il modo migliore di anticipare il futuro è inventarlo. Proprio come abbiamo fatto con ID. VIZZION: la nostra proposta di berlina che coniuga in modo intelligente il design futuristico e tecnologie pionieristiche. La dimostrazione “viaggiante” che il futuro è iniziato già da tempo.

Come sarà la mobilità urbana elettrica?

COMODA, CONNESSA E SOSTENIBILE: NE È CONVINTO GIORGIO MESZELY, FONDATORE DELLA START UP MILANESE GAIAGO CHE LANCIA LO SHARING ELETTRICO RESIDENZIALE, LA MOBILITÀ URBANA ELETTRICA DI QUARTIERE-CONDOMINIO

Le auto in città occupano circa il 10% della superficie disponibile e restano in sosta e inutilizzate per il 95% del loro tempo: una città sostenibile e più vivibile ha sicuramente molte meno auto e più spazi pubblici e di condivisione. È possibile rinunciare all’auto privata? Sì, ma solo se nascono servizi e soluzioni in grado di assicurare una mobilità semplice e immediata, che sia in grado di far risparmiare tempo e denaro e, soprattutto, utilizzabile con un semplice click sul proprio smartphone.

È proprio dal concetto di mobilità urbana sostenibile che nasce l’idea di GaiaGo, la start up milanese che propone il car sharing elettrico di quartiere-condominio.

La mia idea è fornire a una piccola comunità, come un condominio o gli ospiti di un albergo, un servizio di mobilità sostenibile e condivisa. – spiega Giorgio Meszely, CEO della start up milanese – Se vogliamo dare un contributo concreto al nostro futuro e all’ambiente, è necessario puntare su un nuovo modello di mobilità urbana, con costi accessibili e soprattutto pensato per rispondere alle necessità del maggior numero possibile di persone”.

Smart city e mobilità urbana elettrica

Oggi si parla sempre più spesso di Smart City, di edilizia ed edifici intelligenti, a zero impatto ambientale: lo scopo è assicurare, attraverso diverse tecnologie – come pannelli solari, pompe di calore, domotica, elettrodomestici intelligenti – il benessere e il comfort per l’occupante. Ma benessere e comfort non vanno intesi solo limitatamente all’interno di un appartamento, ma anche all’esterno grazie a servizi dedicati alle persone e in grado di migliorare il vivere quotidiano.

La mobilità elettrica è sicuramente uno dei pilastri delle smart city e degli smart building di oggi e del futuro. Purtroppo la diffusione è frenata dagli elevati costi di acquisto delle auto elettriche rispetto a quelle tradizionale e dalla scarsità di colonnine di ricarica. Proprio qui entra in gioco GaiaGo, che propone un modello di business per lo sharing elettrico residenziale, un servizio personalizzato di auto condominiale condivisa a disposizione degli inquilini. Una soluzione replicabile e con ricadute positive anche nella creazione di reti elettriche private.

Questa soluzione è convincente sotto molti punti di vista, a partire dalla diffusione del veicolo elettrico fino alla facilitazione degli spostamenti all’interno della città.

Lo sharing elettrico residenziale secondo GaiaGo

Ma come è nata questa idea?
Giorgio Meszley, Ceo di GaiaGo durante la tavola rotonda “Smart City – Mobility Platform”

“L’idea alla base è in realtà molto semplice e replicabile – racconta Meszely – Si tratta di un servizio di auto in condivisione per gli inquilini di un singolo condominio il cui scopo è ridurre il numero delle auto in circolazione e rendere lo spostamento urbano particolarmente confortevole, oltre che rispettoso dell’ambiente. Io amo le sfide e amo soprattutto l’innovazione. Per giungere al progetto definitivo ho analizzato tre mondi: quello del real estate e della trasformazione che sta vivendo, quello dell’automotive e quello assicurativo e delle polizze da cui provengo. Ho immaginato come potessero integrarsi tra loro e cosa potessero offrire. Il risultato è GaiaGo, una soluzione per innovare il settore del real estate attraverso un nuovo modo di utilizzare le parti comuni e condivise degli edifici per porre le basi per la mobilità del futuro. Una mobilità condivisa, non più basata sul possesso e che cambia ovviamente il mondo assicurativo: è necessario un servizio disegnato sul modello di una comunità di utilizzatori anziché su tanti singoli proprietari”.

L’idea di GaiaGo, dunque, mette a fattor comune mondi diversi che fino a oggi hanno viaggiato su binari separati.

Il modello del car sharing elettrico di tipo condominiale o collegato a piccole comunità supera le due principali criticità: il costo di acquisto della vettura e la sicurezza della ricarica.

Mobilità elettrica on demand

“Nel tempo questo nuovo modello di mobilità urbana sarà in grado di ridurre progressivamente il traffico privato, dato che il car sharing tende ad eliminare la proprietà dell’auto. – sottolinea Meszely – Ma soprattutto favorirà l’uso solo in caso di un effettivo bisogno. Questo porterà anche a un abbattimento degli inquinanti, rendendo le città più vivibili”.

La mobilità condivisa in Italia è relativamente recente e si scontra con il concetto di “status symbol” dell’automobile ma, come segnala lo stesso Meszely, oggi tra i giovani è importante riuscire a muoversi in modo agile e veloce. “L’automobile, da sempre al primo posto tra i desideri, è ora al secondo posto dopo smartphone e tablet. Ormai per il trasporto si può contare su diverse possibilità, delle quali la macchina è solo una e non sempre la preferita; la mobilità condivisa residenziale contribuirà a passare dal possesso dell’auto all’utilizzo di un veicolo quando necessario e, quindi as a service”.

In tutto questo l’innovazione digitale è il collante. Per il progetto GaiaGo sono state sviluppate App che non servono solo per prenotare, bloccare e sbloccare il mezzo, ma rappresentano veri e propri aggregatori di dati. Grazie alla digitalizzazione è possibile valutare le modalità di utilizzo, i percorsi effettuati e creare servizi personalizzati anche a livello assicurativo.

I primi progetti di mobilità elettrica condivisa

Meszley è convinto che lo sharing elettrico residenziale di GaiaGo darà una forte spinta allo sviluppo della mobilità sostenibile: i primi due progetti in fase di avvio coinvolgeranno un condominio a Milano e una struttura alberghiera a Roma.

Il cambiamento è inevitabile e l’innovazione sarà il driver principale. – ha concluso il fondatore di GaiaGo – I progetti presentati in Italia sono solo i primi tasselli di un programma più ampio: la nostra idea è quella di diffondere questo approccio sia sul nostro territorio, sia in Europa”.

FONTE: ElettricoMagazine

Il futuro è dell’auto a idrogeno: un pieno da 600 km in 3 minuti

Auto elettrica sì, ma quale? Sull’onda delle previsioni che danno per imminente una quota significativa di macchine a emissioni zero o ibride, si riaccende il dibattito sull’alimentazione del motore elettrico. E torna in pista l’idrogeno, forte di una spinta innovativa che ne ha cambiato radicalmente le prestazioni e dell’appoggio dell’Hydrogen Council che conta 53 grandi imprese (dalla Toyota a Air Liquide) e stima la presenza di più di 10 milioni di macchine a idrogeno entro il 2030.

“Negli ultimi tre anni, grazie a un investimento di 10 miliardi di euro, le fuel cell hanno fatto uno straordinario salto tecnologico”, spiega Nicola Conenna, presidente della Fondazione H2U The Hydrogen University. “Oggi sono grandi come un computer portatile e pesano poco più di 10 chili, invece dei 400 delle batterie. Anche il pieno di idrogeno che le alimenta, e che consente di percorrere da 600 a 800 chilometri, è molto più leggero di quello tradizionale, solo 5-8 chili, e si fa in tre minuti. Inoltre se si mettono assieme due fuel cell si ottiene abbastanza energia per far viaggiare senza problemi un camion. Con queste prestazioni non c’è gara: il futuro è dell’idrogeno. Anche perché i prezzi crolleranno ed entro 5 anni queste macchine saranno competitive anche dal punto di vista del costo”.

A sostenere la variabile idrogeno della mobilità elettrica è una proposta di legge di iniziativa popolare sulla transizione energetica green, appoggiata da un gruppo di parlamentari, che viene presentata oggi in un convegno organizzato alla sala Isma del Senato. Il testo, elaborato dalla Fondazione H2U The Hydrogen University, ha il patrocinio dell’Anci e prevede un finanziamento di 100 milioni di euro per il Piano nazionale idrogeno che punta a utilizzare i picchi di elettricità resi disponibili dalla progressiva crescita delle fonti rinnovabili.

E’ una correzione di rotta per allineare l’Italia con i Paesi che per primi hanno scommesso sull’auto a idrogeno. A guidare la volata è il Giappone: la Toyota ha già investito 4 miliardi di dollari e nel 2020 sarà pronta una fabbrica che decuplicherà la sua capacità produttiva portandola a 30 mila macchine l’anno. Segue la Corea: la Hyundai ha firmato un accordo per vendere mille camion a idrogeno in Svizzera. Nell’Unione europea il capofila è la Germania: Bmw e Daimler hanno occupato la posizione e hanno spinto a realizzare una rete di distributori di idrogeno (in Europa la rete conta 150 punti, concentrati in Germania, con una presenza a Parigi, Londra, in Scandinavia e in Spagna; in Italia c’è solo a Bolzano).

Fonte

Noleggio auto a lungo termine: verso un radicale cambiamento

L’anno della consacrazione, quello che sembra schiudere le porte a un futuro radioso. Il noleggio auto a lungo termine va e lo fa anche a velocità sostenuta, spinto dalla convinzione degli automobilisti ad affidarsi ad un sistema che gli permette maggiore flessibilità e stress ridotto ai minimi termini, grazie al pagamento di un canone mensile pensato in base a ogni esigenza personale.

I numeri in Europa crescono a dismisura e il mercato italiano è in linea con questo trend positivo, complici anche i prezzi decisamente competitivi che includono praticamente tutte le spese. Il noleggio a lungo termine, ad oggi, vanta una quota di mercato pari ad un quarto del complessivo, almeno secondo i dati registrati da UNRAE nei primi 8 mesi del 2018. È stata ampiamente superata la cifra delle 200 mila auto immatricolare e, andando a fare un confronto con l’anno precedente, si scopre come la formula del noleggio abbia registrato quasi il 13% di immatricolazioni in più.

Numeri evidenti che esprimono una tendenza chiara, destinata a crescere sempre di più con il trascorrere del tempo. C’è in atto un cambiamento di mentalità da parte degli utenti, disposti a rivedere il concetto della mobilità inteso in maniera tradizionale. Tante le proposte di noleggio auto a lungo termine, diversificate e di grande qualità, a seconda del segmento di interesse.

 

Fonte: https://www.snapitaly.it/breaking-news/noleggio-auto-a-lungo-termine/